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La recensione di Beppe Spadini

MI CHIAMO SAM

Per la serie "senza vergogna": ovvero come fregarsene altamente dei pi� elementari consigli su come si affronta una vicenda a rischio come quella di un ritardato mentale (il Sam del titolo) cui vogliono togliere l'affidamento della figlia.
Moderazione, sobriet�, pudore ???
Ma per piacere: ci mettiamo una combriccola di amici tutti ritardati (ma tutti ovviamente con una loro personalit�: un'inverosimile insalatona dell'handicap di un buonismo disturbante), una bimba bellissima e intelligentissima, un'avvocato in carriera che ovviamente trascura il figlio, persino l'unica amica sana del protagonista con un dramma familiare alle spalle.
Il tutto condito con grevi scelte di stile (ralenty, fermo-immagini) e di dialoghi (l'avvocato sente il bisogno di DIRCI che ha imparato da Sam come comportarsi col figlio, idem per la famiglia affidataria ecc. ecc., quando QUALCOSA un pubblico non ritardato (!) poteva intuire).
Sean Penn interpreta il protagonista con dedizione fisica al personaggio ma ci sembra di poter dire in modo un po' troppo monocorde, meglio la Pfeiffer (SPLEN-DI-DA in alcuni primi piani, ma la nostra adorazione � di vecchia data), che regala gli unici momenti di vera emozione, perch� a volte (spesso) uno sguardo pu� essere infinitamente pi� commovente di 1000 scene madri.

Spadini

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