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La recensione di Beppe Spadini

L'ULTIMO BACIO

A nostro giudizio, Muccino è il più bravo dei registi italiani specialisti del film "carino", nel senso (spesso eccessivamente denigrato) di intimista e centrato su vicende comuni. Dopo aver centrato il delizioso film precedente (Come te nessuno mai) sugli adolescenti, Muccino sposta il tiro sulla generazione di 30enni impreparati alla vita adulta e all'assunzione di responsabilità, con una digressione (grazie al personaggio della Sandrelli, madre di uno dei protagonisti) sulle difficoltà anche degli ultra-50enni di accettare le proprie scelte e le prospettive future. Il pregio maggiore di Muccino è quello della costruzione di personaggi e soprattutto di dialoghi credibili, veri, sinceri. Non dovrebbe essere così difficile, ma evidentemente lo è, se questa caratteristica spicca in modo così evidente.
Tra l'altro il crescente prestigio di Muccino gli permette di avere a disposizione cast sempre più d'alto livello (stavolta gli amati ragazzi del film precedente fanno solo delle comparsate), e dobbiamo dire che anche se Stefano Accorsi conferma il binomio bravura-simpatia che lo rende uno dei nostri pupilli, la performance di Giovanna Mezzogiorno è strepitosa, ancor più rimarchevole in un ruolo di "brava ragazza" che non dà certo facili appigli drammatici. Forse stavolta il panorama di 30enni appare un po' troppo nevrotico, e Muccino, bravissimo nel tratteggiare le insicurezze da "Sindrome di Peter Pan", appare un po' meno convincente nel tentativo di dare motivazioni a scelte più "tradizionali" (come conferma del resto il finale aperto), ma alcune scene sono spettacolarmente vive, coinvolgenti e, in alcuni casi, assai divertenti.
Un ultima nota: se tutte le 18enni sono come la biondina del film (STEL-LA-RE), nella sindrome di Peter Pan non vediamo niente di male... (a dirla tutta non ci abbiamo visto MAI niente di male !)

Spadini

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