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La recensione di Beppe Spadini 


LA STANZA DEL FIGLIO
Il dolore che divide, che isola, perchè ognuno di noi cerca strade personali per venirne a capo o alle volte decide di non volerne venire a capo affatto, e perciò pare incomprensibile il comportamento degli altri. Un tema molto bello, molto poco "Morettiano", con il quale lo "splendido quarantenne" ritorna a raccontarci una storia (finalmente !) dopo il periodo autobiografico iniziato positivamente con "Caro diario" ma poi decaduto nell'eccessiva vacuità di "Aprile".
A nostro giudizio però la gran "fame" di Moretti di pubblico e critica ha portato valutazioni eccessivamente entusiastiche. "La stanza del figlio" ha certamente diversi punti a suo favore: il prologo, più in tono con la sua filmografia, in cui il regista conferma l'ineguagliabile capacità di rappresentare scene di vita quotidiana focalizzando magnificamente aspetti anche secondari con arguzia e adorabile umorismo; la capacità drammatica di alcune scene mute e struggenti; le figure di madre e figlia, ottimamente caratterizzate ed interpretate (molto brava in particolare la giovane Jasmine Trinca).
Non ci è piaciuto gran chè invece il personaggio interpretato da Moretti stesso, di cui non abbiamo capito nè l'ondivago alternarsi dei comportamenti, nè l'incapacità di trovare un terreno comune di conforto con la moglie, visto che tutto sommato entrambi scelgono di non "andare oltre" il dolore (esigenza invece avvertita più marcatamente dai giovani: la figlia, la ragazzina), ma di immergervisi pienamente. Sarà che Moretti ci ha talmente abituato ad una identificazione totale attore-personaggio che reazioni non-Morettiane ci suonano false, ma la colpa è sua, che ha sempre rifatto (splendidamente) sè stesso e che in fondo è sè stesso anche all'inizio del film.
Inoltre non sembra svanito il problema "contenuto": un tema così ampio e dagli innumerevoli risvolti viene esaurito in un'oretta e mezza, "gonfiata" da alcuni soliloqui dei clienti di Moretti (che è uno psicologo), del tutto pleonastici se non irritanti (Accorsi), con la sola eccezione di Silvio Orlando, ancora una volta bravissimo. E' un po' come per tutti i nostri registi più amati (ci è già successo recentemente con Woody Allen): vogliamo sempre il meglio, pertanto, a costo di scandalizzare qualcuno.

Spadini



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Ultimo aggiornamento 06.04.20 :: :: Admin
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