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Bentivoglio 

Comune di Bentivoglio (BO)
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  • Frazioni: Castagnolo Minore, Funo, Saletto, San Marino, Santa Maria in Duno, Baraccone Case, Nuove Case, Castiglia, Fabbreria, Palazzo Bersani, Ringhiera, San Marco
  • Numero di abitanti: 4557
  • Altitudine (metri): 19
  • Superficie (kmq): 51
  • Cap: 40010
  • Prefisso telefonico: 051
  • Distanza dal capoluogo di provincia: 16
CENNI STORICI
Le origini di Bentivoglio sono da ricercarsi in epoche piuttosto remote. In particolare bisogna arrivare alla civiltà villanoviana per trovare le prime documentazioni di insediamenti abitati sul nostro territorio: nella frazione di Saletto, 4 km a nord-est del capoluogo, sono infatti state ritrovate alcune tombe a cremazione databili nel 930 a.C. e una stele del VI secolo a.C.
Con l’arrivo dei Romani si ebbe la prima bonifica delle terre paludose dell'attuale territorio di Bentivoglio: alcuni resti ritrovati testimoniano l'opera di insediamento di epoca romana e lo sviluppo di numerose installazioni rurali; la zona circostante l'attuale capoluogo era denominata "frassineta" (luogo dei frassini) ed è menzionata in documenti del 1176, anno in cui Bologna la rivendicò a scapito di Sancta Maria in Dunis.
A testimonianza della storica localizzazione del territorio bentivogliese esistono documenti del 948 d.C. e del 958 d.C. che attestano l'esistenza delle frazioni di Castagnolo Minore e di San Marino.
Il nucleo centrale del territorio, oggi Bentivoglio, nell'età medievale era denominato Ponte Poledrano dovuto al passaggio di puledri ("poledri") sul ponte del canale Navile: quest'ultimo, costruito nei primi decenni del 1200 (i lavori di risistemazione sono stati varati nel 1224) come diramazione del fiume Reno, partiva da Casalecchio e attraversava la città di Bologna per poi continuare verso Malalbergo, sfruttando un vecchio alveo del torrente Savena, per poi confluire di nuovo nel Reno.
La storia e lo sviluppo della località di Bentivoglio sono strettamente legate al canale Navile: lungo il suo percorso sorsero numerosi edifici fortificati tra i quali appunto la Rocca di Ponte Poledrano fatta costruire dal Comune di Bologna nel 1390 di fianco al Mulino, anche questo sorto nel 1300 sul percorso del Navile, a difesa del confine verso i marchesi d’Este di Ferrara.
Il nome Bentivoglio dipende dall'omonima nobile famiglia bolognese, che qui fece costruire, proprio di fianco alla rocca, il castello denominato "Domus Jocunditatis" destinato a luogo di divertimento, per la caccia con i cani e i falconi, e per la pesca, e risale almeno al 1501, quando Giovanni II Bentivoglio (1443-1508) citò nel proprio testamento un certo Giacomo Balduini da Bentivoglio.
Bentivoglio, il più recente tra tutti gli insediamenti del circondario, accrebbe via via la propria influenza; dal 1811 ospita gli uffici comunali, e con il regio decreto del 1 gennaio 1886, fu designato capoluogo: nacque il comune di Bentivoglio, il cui territorio era stato chiamato fino ad allora Santa Maria in Duno.
Nel 1817 la famiglia Pizzardi acquistò dal marchese Carlo Bentivoglio il castello di Ponte Poledrano con il mulino, la pila da riso, le terre e le valli limitrofe. I Pizzardi, soprattutto nella figura di Carlo Alberto (1850-1922) intrapresero opere di bonifica che portarono al prosciugamento della palude e alla creazione di un ambiente più igienico, oltre che all'avviamento di un importante centro di produzione risicola e al potenziamento dello storico mulino, che è rimasto attivo fino al 1977.
Oltre alla bonifica del territorio Carlo Alberto Pizzardi diede inizio al restauro del castello e della rocca, affidato ad Alfonso Rubbiani, e alla costruzione di Palazzo Rosso, dando notevole impulso all'attività edilizia, tanto che quasi tutti gli edifici del centro risalgono a quest'epoca.
PALAZZI E MONUMENTI
Palazzo Rosso
Palazzo Rosso, così denominato per il colore dei mattoni con cui è stato costruito, fu fatto edificare da Luigi Pizzardi nel 1868. La costruzione originariamente si protendeva nel Navile: l’entrata principale si apriva sul canale dove si può ancora notare un elegante ponticello e il rivellino in mattoni rossi e decorazioni in ferro battuto, mentre sul lato opposto, dove oggi si trova l’ingresso, si trovava il "SOSTEGNO", parzialmente ancora visibile, il sistema di chiuse che permetteva alle barche di continuare nella navigazione sopperendo al dislivello del terreno. L’edificio si sviluppa su tre piani: il piano terra, una volta sede degli uffici; il piano nobile, abitazione del Pizzardi caratterizzato esternamente da ampie finestre ad arco e dall’ampio balcone; il secondo piano, sede delle abitazioni dei dipendenti; infine, nascosto da eleganti decorazioni, si trova un ampio sottotetto, un tempo grande magazzino dove venivano stivati riso e grano dal mulino attiguo.
La scalinata d’acceso e il piano nobile sono decorati da splendide pitture murali eseguite da Achille Casanova raffiguranti la flora e la fauna delle vicine zone palustri. Al termine del lungo corridoio si trova la Sala dello Zodiaco; interamente affrescata, la stanza presenta tre diversi livelli decorativi: il livello inferiore, raffigurante la flora e la fauna acquatica; il livello intermedio, decorato con selvaggina e flora palustre; il terzo livello, con i segni dello Zodiaco, da cui deriva il nome della Sala. Nel soffitto sono raffigurate le diverse fasi lunari.
Oggi Palazzo Rosso è sede della Biblioteca Comunale, della Sala del Consiglio Comunale e luogo di attività culturali.
Villa Paleotta
Attualmente residenza privata, la Paleotta fu costruita da Annibale Paleotti (nipote del cardinale che fu il sostegno a Bologna della Controriforma) verso la fine del ‘500 e fu decorata splendidamente durante il ‘600 (molte opere sono di Domenico Tibaldi che operò a Bologna dal 1541 al 1583).
L’edifico, intatto e dotato della maggior parte degli arredi originali, appartiene a un tipo di villa di non grandi dimensione, a pianta compatta in cui il principale interesse è volto verso gli spazi interni. L’esterno è elementare, caratterizzato dal cornicione a guscio, da un semplice portone bugnato sul lato est e da una elegante loggia sulla fronte ovest. Ma il vero capolavoro è nella pianta: nel rettangolo è ottenuta una successione di spazi di varie dimensioni, contrassegnati nella sezione da altezze variabili a seconda degli effetti che si vogliono raggiungere; lo spazio fluisce da un ambiente all’altro con assoluta continuità, ma ogni ambiente è individuato da una propria dimensione caratteristica, nell’ambito di una impostazione rigorosamente simmetrica. Al centro il salone che si affaccia sulla loggia esterna e comunica tramite un vestibolo con la controloggia; questi spazi assiali disimpegnano tutti gli altri vani che in più comunicano tra di loro. L’altezza dei vani è proporzionata alla loro ampiezza.
I mobili sono assolutamente parte integrante dell’architettura; la loro linea è monumentale ed esclude la frivolezza; il senso del materiale è caldo, quasi tattile.
Il Castello
Il castello fu fatto costruire da Giovanni II Bentivoglio fra il 1475 e il 1481 di fianco alla Rocca, quest’ultima fatta costruire nel 1390 dal Comune di Bologna con fini strategici: nel torricino vi erano infatti la campana d’allarme e il braciere per le segnalazioni con Bologna e altri luoghi.
Il castello fu adibito da Giovanni II a dimora di svago e di caccia, la Domus Jocunditatis, come si leggeva nella decorazione pittorica della corte, per brevi soggiorni e adatta ai divertimenti della corte bentivolesca.
L’edificio è a pianta quadrata, dalle finestre ampie, dal vasto e luminoso cortile, dalle accoglienti stanze con annessi servizi e stalle. I caratteri sono quelli di una tipica costruzione rinascimentale, una dimora di campagna senza le preoccupazioni difensive eccessive, con due ariosi porticati, stanze e corridoi semplici con vivaci decorazioni, purtroppo oggi in maggioranza perdute tranne quelle dei fiordalisi, degli stemmi e dei ghepardi. Un posto a parte hanno la Sala dei Cinque Camini e la Sala del Pane, quest’ultima così definita dallo splendido ciclo di affreschi che la adornano narrando in dieci riquadri la storia della panificazione.
Il castello, sotto la proprietà dei Bentivoglio, ospitò personaggi illustri: i duchi di Ferrara Ercole I e Alfonso I, Lucrezia Borgia, il pontefice Giulio II, quest’ultimo ospite l’anno successivo la caduta dei Bentivoglio avvenuta nel 1506.
I Bentivoglio riebbero il castello da Leone X, ma il sontuoso edificio non ebbe più l’antico splendore: l’abbandono che ne seguì fu tra le cause del suo rapido deterioramento: l’ala occidentale divenne pericolante per crollare nel XVIII ad opera dei nuovi proprietari, i Pepoli, che ne fecero una villa a tre lati, aperta; sparirono mura e fossati mentre nel castello abitarono soprattutto famiglie bracciantili e le sue stanze ebbero le più impensate destinazioni: magazzini, concerie di pelli, ricoveri per animali.
Nel 1889, la nuova proprietà Pizzardi, incaricò Alfonso Rubbiani per il restauro del castello, con l’intenzione di ripristinare l’edifico voluto da Giovanni II: dal 1889 al 1897 il Rubbiani ricostruì l’ala crollata, riedificò la cinta merlata e suddivise le stanze secondo le vecchie piante. Inventò anche numerosi particolari, come il rivellino di accesso e la scala che dal cortile conduce al piano nobile. Il restauro, nonostante l’impegno nella ricerca di documenti dell’epoca, ha restituito un edificio adulterato, di marcata impronta ottocentesca.
Nel 1945, a durante la ritirata delle truppe tedesche, la trecentesca torre venne fatta saltare lasciandola mutilata come oggi la vediamo.
Oggi l’edificio ospita i laboratori di ricerca dell’Istituto di Ricerca Ramazzini e viene utilizzato per diverse attività culturali organizzate dall’Amministrazione Comunale.
Villa Smeraldi
Villa Smeraldi deve il proprio nome alla proprietà, Rigoberdo Smeraldi, che dal 1922 al 1942 vi si stabilì per seguire personalmente l’azienda agricola ad essa collegata.
La struttura, composta dalla residenza padronale, la residenza del fattore, la torre, la stalla, la legania, la colombaia, la ghiacciaia, la casa colonica, la porcilaia, la conserva e la "casa dell’Ortolano", venne costruita in diverse fasi: il primo nucleo, costituito dalla Residenza padronale dalla stalla e dalla casa del fattore, risale al XVIII secolo, precisamente attorno al 1873, mentre tutte le altre strutture sono del secolo successivo o del novecento.
L’edificio principale, nel 1812 aveva al piano terra un’ampia loggia d’entrata, 3 vani e uno spazio a cantina nella parte nord, mentre nel piano superiore era composto da 10 vani.
Successivamente ampliata, raggiunge la sua conformazione attuale nel 1882 per volere di Antonio Zucchini. La villa oggi ospita le esposizioni temporanee del Museo della Civiltà Contadina e gli uffici dell’Istituzione Villa Smeraldi. Al piano superiore si trova lo splendido e affrescato "Salone delle Feste" utilizzato per convegni e concerti.


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Ultimo aggiornamento 05.01.21 :: :: Admin
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