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Medicina
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Cenni storici del Comune di Medicina (Bologna)
Medicina deriva il suo nome
dal sostantivo latino medicina "luogo ove si medica,
ci si cura".
L'origine preromana degli insediamenti nel territorio
è attestata da rinvenimenti archeologici, mentre
la centralità di Medicina in un agro romano centuriato
è attestata sia dalle maglie di centuriazione ancora
visibili (il cardo e il decumano si incrociano in pieno
centro storico presso la Torre civica), sia dai diversi
reperti archeologici raccolti.
Il nome Medicina compare per la prima volta in un documento
ravennate del 1885 e il territorio ad est del capoluogo
è denominato Medesano. Gravitante nella sfera politica
dell'Esarcato di Ravenna, ma appartenente ecclesiasticamente
alla Diocesi di Bologna, Medicina è soggetta successivamente
a diversi domini; dapprima l'Impero germanico, quindi
il patrimonio di Matilde di Canossa (di cui il castello
medicinese è una importante enclave), poi ancora
all'Impero, sotto la cui tutela gode di particolari autonomie
amministrative in funzione antiespansionistica nei riguardi
di Bologna, per essere infine soggetta allo Stato della
Chiesa fino all'Unità d'Italia.
In epoca comunale è sede di Podesteria e di un
esteso territorio Pievano e, per le sue prerogative di
privilegio amministrativo, nonché per la sua posizione
strategica dovuta ai collegamenti con il Ravennate ed
il Ferrarese (tra i quali i porti vallivi di Buda e poi
di Portonovo), si trova spesso oggetto di conquista da
parte di Bologna, ma sempre il suo status viene ristabilito
dai poteri centrali e più volte i bolognesi ne
sono obbligati a ricostruire o restaurare mura e torri.
Sono presenti e fanno base nel castello di Medicina, a
più riprese, Lotario III, Cristiano di Magonza,
Enrico VI e Federico II. E' tuttavia con Federico I, il
Barbarossa, che Medicina viene, con diploma imperiale
del 1155, riconfermata come Comune libero e autonomo,
ai fini fiscali, dalle ingerenze di Bologna e ne viene
definito il vasto confine territoriale.
La leggenda di fondazione
L'antica leggenda di fondazione di Medicina unisce poeticamente
due elementi storici tra essi lontani, ma significativi:
il Barbarossa in questo luogo guarisce grazie ad una serpe
caduta nel brodo imperiale e chiama Medicina la terra
che lo ha risanato investendola di particolari privilegi
ed ampliandone il territorio comunale.
Il mito di fondazione ci viene tramandato da una quartina
di versi cinquecenteschi:
"Mira tu viator historia bella,
qui per un serpe ebbe pietosa aita
Federico Barbarossa ond'ebbe vita
per cui qui Medicina ognun l'appella"
Anche sotto la sovranità della Chiesa, Medicina
è confermata negli antichi privilegi ed è
sottratta ripetutamente al completo assoggettamento nel
contado di Bologna.
Gli abitanti di Medicina, tra l'altro, godono da tempi
remoti (che si fanno risalire agli Arcivescovi di Ravenna
e a Matilde di Canossa) il possesso collettivo di vaste
estensioni di territorio vallivo e prativo che, gestite
dalla Comunità, vengono assegnate agli abitanti
maschi del Comune: sono i terreni consorziati e della
Partecipanza, che ora restano nella frazione medicinese
di Villa Fontana.
Magnifica Comunità
E' dal 1507 che la terra di Medicina trova una sua stabile
definizione politica e amministrativa. Papa Giulio II,
infatti, con breve del 15 gennaio 1507 riconferma la libertà
e le esenzioni alla Comunità ed istituisce il mercato
settimanale del giovedì all'interno delle mura:
mercato che ininterrottamente prosegue anche oggi. La
Comunità, che fino al sec. XVI era retta da un
Consiglio di "uomini scelti tra i maggiorenti con
a capo un Massaro", dal sec.XVII vede il suo rappresentante
insignito del titolo di Console e lo stesso governo civico
assume l'onorifico appellativo di "Magnifica Comunità".
Gli "uomini del pubblico Consiglio" cingono
lo "spadino", segno di nobiltà civica
e si fregiano di stemma. Anche l'arma comunale (croce
d'oro in campo rosso, sormontata dal Capo d'Angiò)
si arricchisce della scritta "Libertas" e delle
due chiavi pontificie.
I secoli XVII e XVIII vedono Medicina nel suo massimo
sviluppo sociale, economico e culturale. Vi prosperano
industrie, commercio, edilizia, arte e cultura. La Comunità
erige il Teatro pubblico, sorgono diverse Accademie letterarie
e musicali e soprattutto si rinnova nel ricco e magniloquente
stile sei-settecentesco, l'architettura sacra e privata.
Risale a questo splendido periodo l'aspetto scenografico
barocco delle chiese con tiburi, campanile e facciate
a fondale delle vie del castello e dei borghi esterni
in continuo aumento.
Nel 1746 Papa Benedetto XIV, nell'ambito del suo programma
di riorganizzazione del governo dello Stato, nell'intento
di favorire Bologna, assoggetta a tutti gli effetti civili
e fiscali la Comunità di Medicina al Senato bolognese.
Varie furono le resistenze e le iniziative di tutta la
terra di Medicina per ripristinare le antiche prerogative
che l'avevano resa libera e florida.
Nel periodo francese, repubblicano e napoleonico al Municipio
di Medicina vengono aggregati il Comune di Castel Guelfo
e il territorio di Sesto Imolese, che ritorneranno alle
precedenti forme soltanto dopo la Restaurazione, anche
se nel frattempo a Medicina verrà istituita la
sede di un Governatorato.
Sono numerosi i medicinesi che si distinguono nelle lotte
per l'Unità d'Italia: si citano in particolare
i componenti della famiglia Simoni. Tra questi Ignazio,
che fu uno dei Mille con Garibaldi a Marsala. Lungo l'ultimo
quarto dell'Ottocento e i primi decenni del Novecento,
l'intero territorio fu teatro di forti manifestazioni
sindacali da parte di operai, contadini, braccianti e
mondariso (impiegate nelle varie risaie a valle del capoluogo).
Il forte senso di libertà e di autonomia ha favorito
in quegli anni il formarsi di numerose cooperative artigiane
e agricole, associazioni di solidarietà e organizzazioni
sindacali che ripresero nuova energia dopo il ventennio
fascista.
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